Una delle tante regole non scritte per la buona riuscita di un blog è quella di non cominciare mai un articolo scusandosi per aver fatto passare molto tempo dagli ultimi aggiornamenti. Si tratta di un comportamento deplorevole e completamente privo di senso.
E per questo che non solo uso questo post per scusarmi per la lunga assenza, ma ne approfitto anche per dare delle giustificazioni sommarie, sbrigative e assolutamente non richieste. E un mega riassunto delle puntate precedenti.
Tutta colpa di Car Brewing Podcast.
Ebbene sì. La moda di dare la colpa ai governi precedenti è l’asso nella manica, e non risparmia nemmeno questo blog. E adesso che l’impegno quotidiano con Car Brewing Podcast è finito posso finalmente tornare a rifugiarmi su queste pagine raccontando le mie esperienze brassicole a modo mio, e riprendere a pubblicare, si spera regolarmente, quello che mi frulla in testa cercando di essere costante come lo sono stato almeno fino a gennaio passato, periodo in cui, sia per impegni lavorativi che per impegni personali, sommato al già citato podcast, non ho avuto la giusta concentrazione per pubblicare articoli. Vi sono mancato, vero?
Cosa è successo nel frattempo?
L’osservazione più scontata è “Se non avevi il tempo per il blog, allora non avevi tempo neanche per le cotte”. E invece no, cari miei critichini! Ho continuato a fare cotte, ne ho addirittura fatte due, anzi quasi 3. Ma grazie lo stesso per la domanda: ne approfitterò in questo post e nei prossimi per rispondere attraverso dei sommari riepiloghi. Ma andiamo con ordine.
Che fine ha fatto la Hoppy Marzen?
Eh già… l’ultimo resoconto di una cotta riportato sulle pagine di questo blog racconta la genesi della birra che ho battezzato poi Dot Net – hoppy marzen edition. Per il grist mi sono ispirato alle birre da OktoberFest tedesche, successivamente fermentata con metodo fast lager. Per il luppolo mi sono spinto in una maniera che definirei quasi indegna sul profumato, fruttato e con un tocco americaneggiante di resinoso non solo in bollitura, ma addirittura con un Dry Hop di circa 5 grammi per litro dopo una maturazione in fermentatore di circa 3 settimane. In buona sostanza questa birra è stilisticamente parlando una sorta di bestemmia urlata.
Come ho accennato alla fine del post, ho messo via un paio di litri di mosto a congelare. Il motivo è presto detto: sempre per cercare di scimmiottare l’editto della purezza, ho provato, per questa cotta il krausening come metodo per la rifermentazione in bottiglia.
Cos’è il Krausening, ovvero l’arte di usare il mosto per la rifermentazione in bottiglia.
In buona sostanza, il krausening è l’inoculo di mosto ancora non fermentato (quindi ricco di zuccheri fermentescibili) per permettere ai lieviti in sospensione nella birra di produrre la CO2 necessaria per la saturazione in bottiglia. Difficile da dire, molto più facile da fare.
Ovviamente esiste un calcolatore on line per ottenere la corretta dose di mosto necessaria: nel mio caso sono stati sufficienti 960ml di mosto (per 20 litri totali di birra) per arrivare ai 2 vol di CO2 desiderati, che hanno portato la birra da un’ABV presunta di circa 5,8% a 6%.
Dopo circa 10 giorni ho voluto assaggiare una bottiglia per monitorare la carbonazione: con mio sommo stupore l’ho trovata già perfettamente carbonata con una bella schiuma e un aspetto che non mi sarei proprio aspettato.
La mia opinione, su questo metodo è che vale la pena provarlo almeno una volta nella propria carriera di homebrewer, ma ci sono due cosette che sinceramente non mi fanno preferire questo metodo al classico priming fatto con la siringa in bottiglia.
- Dal mio fermentatore inox, ho dovuto fare un travaso in un fermentatore graduato (i soliti bidoni di plastica) per controllare quanti litri finali di birra (al netto delle perdite) ho avuto. Successivamente ho potuto effettuare il calcolo corretto di mosto da aggiungere;
- ho il sospetto che l’aggiunta di mosto abbia modificato le IBU calcolate in ricetta.
…le IBU?!?
Molto probabilmente si tratta di una mia paranoia, ma non ho avuto una risposta certa dall’internet che tutto sa su questo quesito. Partiamo dal presupposto che il calcolo delle IBU, ovvero unità di misura per l’amaro nella birra, è un valore molto approssimativo che tende a scendere sin dalle prime ore di fermentazione. Potenzialmente a fine fermentazione (e col passare del tempo) abbiamo una una birra molto meno amara di quello che pensavamo
il mosto aggiunto alla birra era già luppolato, e se pure in piccola parte, sono sicuro che abbia inciso sul valore di IBU previste. Di quanto e in che modo non lo so, ma sono abbastanza sicuro che il krausening fatto con mosto luppolato in qualche modo incide sull’amaro previsto. Ma in ogni caso non è assolutamente rilevante ai fini delle nostre produzioni: si tratta più di una mia pippa mentale.
Per chi fosse particolamente curioso sulla questione delle perdite di IBU durante il processo produttivo, segnalo questo podcast dove l’argomento viene trattato abbastanza nel dettaglio.
Pareri contrastanti e schizofrenici sulla Hoppy Marzen ne abbiamo?
Al primo assaggio, dicevo, sono rimasto stupito. Oggettivamente ho trovato la birra molto strana ma al tempo stesso piacevole da bere. Decisamente una birra che da qualsiasi angolazione la si guarda (o beve) risulta essere pesantemente fuori stile.
Non è una Marzen: ho usato talmente tanto luppolo, addirittura in Dry Hopping, che non può essere considerata una Marzen.
Non è una APA: Il fatto di aver messo tanto luppolo non rende la birra automaticamente una APA. La differenza sostanziale tra la mia birra e una pale ale americana è che la mia lascia in bocca un dolce molto lungo abbastanza in equilibrio con la luppolatura, che è abbondante, ripeto, ma non invadente. E poi è una bassa fermentazione.
Non è nemmeno un American Amber Ale: insomma… dove la metti la metti… è fuori parametro.
Ho subito avvertito Matteo, detto il Biondo, anche noto come il mio avvocato, che sovente mi fa compagnia durante le serate dedicate all’imbottigliamento, per fargli assaggiare questa produzione per avere un suo parere spassionato. E nonostante il suo essere avverso agli stili luppolati, ha trovata la birra piuttosto gradevole. L’altra sera durante l’imbottigliamento di una session rye ipa (ma ci arriviamo poi) ci siamo bevuti 3 bottiglie di hoppy marzen di seguito. Semmai vi dovesse capitare di beccare il Biondo in giro per festival birrari o forum vari e gli sentite dire che lui non ama bere birre luppolate… mandatelo affanculo da parte mia.
Ho poi inviato a Frank di brewingbad.com un po’ delle mie birre, come spesso succede tra colleghi homebrewers, sia per ringraziarlo per i molti consigli dati dall’alto del blog e sia per aiutarlo ad esercitarsi nella sua carriera da giudice BJCP, e ovviamente per avere delle schede dettagliate, consigli e critiche oggettive. Per quanto riguarda la hoppy marzen, nella mail di presentazione ho dichiarato solo nome e informazioni come OG/FG e IBU senza uno stile di riferimento, chiedendogli un giudizio spassionato sulla birra in questione. Frank, ovviamente non aveva la minima idea di cosa stesse bevendo, segno tangibile del fatto che non segue né questo blog né Car Brewing Podcast, dove ne parlai abbondantemente. E non si fa così… uffa!
In ogni caso, mentre una sera ero sul divano a cazzeggiare su internet, ho avvertito distintamente un tremolìo nella forza: segno che qualcosa di tremendo era appena successo. Ho sentito anche una super mega bestemmiona coatta che da un punto imprecisato di Roma è sopraggiunta a Bologna e dintorni. Ho subito capito che Frank mi stava insultando in tutti i modi possibili ed immaginabili. Ha letteralmente smontato birra in mille pezzi, e come se non bastasse ha avuto la cortesia di inviarmi una scheda priva di valutazioni numerica (sempre per il fatto di non aver dichiarato lo stile di riferimento) ma piena di dettagliate considerazioni.
Per esercitarsi al meglio, Frank compila le schede in inglese, ma nella sezione relativa alle Overall impression (impressioni generali) ha scritto in italiano: “A sentirla così mi sembra un’alta fermentazione. Sento parecchio luppolo al naso soprattutto agrumi e resina. Mi danno l’idea di luppoli americani. Ha tanto malto, forse un po’ troppo, il finale è una po’ appiccicoo. Spero non sia una IPA/APA. Propenderei per uno stile ambrato e amaro, direi American Amber Ale. Sento qualche difetto da fermentazione. Al naso direi acetaldeide (vernice, leggerissimo solvente)”.
Ho omesso le bestemmie che mi ha tirato dopo che ha letto le paroline Hoppy Marzen, perché, anche se non sembra, ho una dignità da difendere.
E il #BestBrewChallenge?
L’idea originale era di spedire questa birra al concorso #BestBrewChallenge per partecipare a questo mega concorso mondiale, ma dopo aver visto i costi di spedizione per circa 3 litri di birra… ho preferito tenermela e berla insieme al Biondo e insieme a Frank.
Per il momento mi fermo qui. Ma non escludo che in futuro possa ritentare l’esperimento di una birra a bassa fermentazione luppolata come se non ci fosse un domani.
2 pensieri su “Dunque, dove eravamo rimasti?”
Bentornato (⊃ • ʖ̫ • )⊃
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