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Publican, c’è troppo pepe nella mia birra!

29 Luglio 2016 - il Blog
Publican, c’è troppo pepe nella mia birra!

Recentemente ho ottenuto l’attestato di degustatore di primo livello rilasciato da UnionBirrai, e sono convinto del fatto che il corso seguito sia stata un’esperienza molto positiva e gratificante. Ho conosciuto tanta gente in gamba, competente, e soprattutto ho imparato qualcosa in più sul mondo della birra artigianale e della sua incredibile e vasta complessità. Bere una birra in sé non è poi così difficile: riempi il bicchiere, alzi il bicchiere, svuoti il bicchiere e così via. a volte in maniera ricorsiva con poche probabilità di uscita dal loop. Nelle virgole, però, si nasconde il diavolo, si nascondono i lati oscuri interessanti, i dettagli che un po’ ti fanno uscire di testa, che ti mettono di fronte alla realtà dei fatti: un conto è bere un conto è degustare.

Non necessariamente per darsi un tono, ma degustare una birra permette in modo consapevole e critico di archiviare, catalogare, riconoscere, descrivere un prodotto per le sue proprietà caratterizzanti. Riconoscerle, anticiparle a volte, e il più delle volte rimanere stupiti.L’aroma, la schiuma, il corpo etc sono elementi che necessariamente devono concorrere all’espressione di un sentimento, un messaggio che il mastro birraio ha voluto comunicarci quando ha pensato, preparato e realizzato la birra che in quel momento hai nel bicchiere.Per imparare cosa significa uno stile e come riconoscerlo, cosa rappresenta e tutto il resto.

Intendiamoci, il fatto che sia “artigianale” non significa che sia buona o di livello superiore.

Ecco perché ho deciso di seguire il corso di degustazione: mi piace l’idea di avere gli strumenti di valutazione di quello che sto bevendo. Almeno le basi per.

Purtroppo il primo livello non affronta minimamente le tematiche che possono interessare un homebrewer: approfondimenti su difetti ed eventuali metodi per correggere il processo di produzione. Un conto è dire che una birra fatta in casa è buona, altro discorso invece è dire che una birra fatta in casa è buona perché non ha evidenti difetti, è armonica e di bell’aspetto. Di base, io sono abbastanza critico con le mie produzioni. Non a caso ho scelto 4 stili di birra e faccio sempre quelle, un po’ perché sono stili che mi piacciono, ma soprattutto perché non trovo producente, per l’affinamento della tecnica, cambiare stile ogni 2 per 3. Scelgo uno stile > scrivo una ricetta > la preparo > assaggio > non mi piace, cerco di correggerla; mi piace, la rifaccio cercando la riproducibilità, che a livello casalingo spesso e volentieri è più una chimera che altro.

Da buon nerd social addicted, cerco di tenere traccia di tutte le degustazioni effettuate su Untappd, un database notevole ed immenso di birre e birrifici. Si trovano tantissimi birrifici italiani con l’elenco delle loro produzioni, e permette anche agli homebrewer come me di crearsi il suo spazio. Purtroppo ha un difetto nelle modalità di valutazione: un box con troppi pochi caratteri a disposizione.

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