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One does not simply imbottiglia in contropressione

24 Settembre 2019 - il Blog, Tecniche e Consigli
One does not simply imbottiglia in contropressione

L’assoluta certezza che ho, circa l’hobby dell’homebrewing, è che non esistono certezze assolute. Ma proprio nessuna. Manco una che sia una.

A volte basta la lettura di un articolo, studiare un manuale, sfogliare una rivista, guardare un video per far cadere parte delle certezze che fino a quel momento sembravano incrollabili, assolute e fondamentali, senza nemmeno il tempo di dire: com’è stato possibile tutto questo?

La fase dell’imbottigliamento, per esempio, è da sempre ritenuta, da parte di tutti gli homebrewers, la fase più noiosa di tutto il processo produttivo. Per anni, per soddisfare il nostro ego brassicolo, abbiamo modificato impianti… cambiato pentole… aggiunto e rimosso pezzi… ottimizzato questo… cambiato quell’altro… ma arrivati all’imbottigliamento scatta la disperazione nei nostri occhi.

Ci sono stati casi in cui io stesso ho lasciato maturare birre nei fermentatori più del necessario, prevalentemente per pigrizia; e conosco persone che hanno usato l’alibi della lagerizzazione e fatto passare mesi pur di non prendere il coraggio a 4 mani e darsi da fare con bottiglie, sifoni e tappi. Tutto questo perché fondamentalmente la fase dell’imbottigliamento è sempre la solita noiosa solfa: si tratta di travasare la birra dal fermentatore in bottiglie, fare priming se necessario, e infine tappare. In maniera meccanica e ripetitiva continuare all’infinito, a meno che qualcuno prende iniziativa per farlo al posto tuo mentre ti occupi di tutt’altro, tipo giocare a Wizard Unite.

Ecco crollare l’ultimo baluardo di questo hobby, che permette di rivalutare, e addirittura far apprezzare, la noiosissima fase dell’imbottigliamento della propria birra fatta in casa. Incredibile!

E come rendere stimolante e divertente l’imbottigliamento?

Recentemente, molti homebrewers italiani si sono appassionati all’imbottigliamento (o infustamento) in contropressione, tecnica già consolidata da anni oltre oceano per i produttori casalighi di birra e che dai noi si sta pian piano affermando come valida alternativa al metodo “noioso”. La lista di chi in Italia imbottiglia le proprie birre in contropressione già da anni è lunga, ma recentemente si sta allungando ancora di più grazie a veri e propri fenomeni di isteria di massa, e grazie a homebrewer sgamati che sono riusciti a realizzare una buona sintesi su vantaggi e svantaggi di questa tecnica.

Lungi da me provare a scrivere pipponi incredibili su quelli che possono essere i pro e i contro della contropressione… è un argomento talmente tanto fresco per me che non farei altro che ripetere quello che da mesi viene già detto e scritto altrove.

Però posso provare a raccontare su questa pagina come ho deciso di muovermi e perché.

Comininciamo dai punti saldi su cui ho basato le scelte successive.

Compreso questo, ho cercato di ragionare e racimolare il minimo sindacale di attrezzatura prevista per un setup per imbottigliare in contropressione.

Consigli per gli acquisti: l’attrezzatura

Ecco una rapida carrellata del materiale che ho identificato come necessario per le mie esigenze.

Al momento che scrivo, non sono ancora in possesso di tutto quello che elenco, ma oh… datemi tempo.

Fustino “Cornelius Keg” da 19 litri (o 5 galloni americani)

Preso usato su internet. Sono abbastanza facili da trovare ma con un po’ di fortuna si trovano a prezzi veramente bassi. In caso di ripensamenti sulla contropressione, può essere facilmente convertito in un fermentatore di 19 litri di capienza, e visto che ultimamente ci sto prendendo gusto con i batch piccoli, trovo questo un acquisto molto furbo a prescindere dalla contropressione.

BlowTie Spunding Valve

Utile per tenere sotto controllo la fase di carbonazione forzata della birra nel cornelisu keg. Il Touch & Feel di questo aggeggio ricoda moltissimo le peggiori pubblicità della Mattel anni ’80 che tanto amavo studiare nei minimi dettagli da bambino.

Riduttore di pressione a due vie

Permette di gestire, a fronte di una sola bombola di CO2 un duplice flusso con regolazione differente. Ho preso questo perché in offerta con una differenza di prezzo veramente irrisoria rispetto ad un normale riduttore di pressione: volendo si può optare anche per quest’ultimo e si riesce lo stesso ad ottenere il risultato (non senza smanettamenti continui con le manopole del riduttore).

Ball Lock per gas e per liquidi

Quello grigio va usato per l’ingresso della CO2, quello nero va usato l’uscita della birra del cornelius keg. Impossibile sbagliare.

Beer Gun Pezzotta.

Ho preso una riproduzione maldestramente imitata della prima versione della BeerGun realizzata dalla Blinchmann. Si tratta di uno strumento a mio avviso molto versatile: una sorta di via di mezzo tra l’asta da travaso e la solita lancia a tre vie. La forma è quella di una pistola che si infila fino in fondo alla bottiglia, e ha dal lato opposto due ingressi: l’attacco in basso è previsto per la CO2 con un pulsante che pilota l’espulsione di CO2; l’altro ingresso gestisce il flusso di birra pilotato da un grilletto. In teoria si tratta di un sistema a prova di errore: o esce la birra o esce la CO2. Prima si spara anidride carbonica nella bottiglia e poi si spara la birra fino al collo, che aderendo alle pareti della bottiglia appena lavata con dello starsan dovrebbe produrre un bel cappello di schiuma a mo di protezione dall’ossigeno sui cui tappare col solito tappo a corona.

Bombola da 4 kg di anidride carbonica per uso alimentare.

L’ultimo tassello del puzzle, forse il più importante. Io ho scoperto che vicino casa c’è un fornitore di bolbole di CO2 per uso alimentare che effettua anche ricariche e cede bombole in comodato d’uso. Molti homebrewer dichiarano di trovarsi bene con quelle acquistate da un rivenditore su ebay che vende a prezzi abbastanza convenienti quelli che sembrano essere dei vecchi estintori modificati e carichi di anidride carbonica alimentare. In teoria, una bombola del genere, ottimizzando gli sprechi vari, dovrebbe bastare per 5-6 cotte.

Tubi, fascette e altre cose varie.

Vabbè…

Conclusioni.

Perché intraprendere questo viaggio? La risposta, banale e scontata, è per migliorare nell’hobby. La verità è che noi homebrewers dobbiamo sempre viziare il fanciullino che è in noi con giocattoli sempre nuovi e scintillanti.

E voi? Siete già passati al lato oscuro della contropressione?

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3 pensieri su “One does not simply imbottiglia in contropressione

Andrea

Ciao Daniele, mi dai il link di dove hai preso il riduttore a 2 vie a prezzo buono? è lo stesso link del blog di davide?

Risposta
    ostelinus

    Ciao Andrea! mi fa molto piacere leggerti su queste pagine!

    io ho preso questo https://it.aliexpress.com/item/33054374279.html e non mi ricordo se è lo stesso che consiglia Davide.
    Ma siamo lì…

    mi raccomando, occhio alla grandezza dell’attacco che deve essere w21.8 (quella standard europea)

    Risposta
      Andrea

      Ti leggo spesso 😀 ok si allora è lo stesso, intorno ai 55€ spedizione inclusa

      Risposta

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