Lunedì 18 luglio scorso ho brassato la nuova versione, speriamo definitiva, della Briù Dot Net.
La cotta non ha avuto particolari intoppi, se non quello del frigo che uso come camera di fermentazione, che proprio durante la fase di bollitura ha deciso di rompersi, ma ho la fortuna di avere un vicino di casa ciappinaro e quindi sono riuscito a recuperare la situazione (anzi, lui è riuscito a recuperare la situzione).
Per la cronaca, si era rotto il trasformatore, credo, ma bypassandolo completamente il frigo è ripartito. Ora però devo utilizzare il frigo sempre con un termostato attaccato: poco male, perché comunque è un frigo adibito solo a camera di fermentazione.
Detto questo, dicevo, ho brassato quella che impropriamente descrivo come Lager, anche se mi sono ritrovato a pensarla come Kolsch, anche se il grist e i lieviti usati non sono né da lager né da kolsch. E allora che cos’è?
Prendendo spunto dall’imprescindible BJCP si legge che:
- le Lager sono […] chiare, caratterizzate da malto Pilsner con forza tra vollbier e starkbier. Pur se maltose, sono bene attenuate e pulite come molte birre tedesche. (vedi 4. Pale Malty European Lager ).
- la Kolsch è […] birra pulita, fresca e ben bilanciata con carattere delicato di fruttato e luppolo (vedi 5B. Kölsch)
Banalizzando, nell’ambito dell’homebrewing, le kolsch vengono definite delle lager fatte fermentare con lieviti da lata fermentazione, e a parer mio è una sintesi più che accettabile. Poi arriva il beer nerd di turno che aggiunge sempre “Eh, ma se non usi il lievito specifico da Kolsch”. Ovviamente, vista la mia avversione verso i lieviti liquidi, ho usato un lievito secco. E mettiamoci pure il pesante dry hopping con luppoli da amaro che conto di effettuare a metà fermentazione, assolutamente non previsto dai due stili di ispirazione.
Quindi ala fine cosa sta blublubluando nel fermentatore? Come la dovrei presentare, una volta imbottigliata?
Mettiamola così: Non mi interessa. Non mi interessa presentare la Briù Dot Net a dei concorsi, quindi dell’attinenza dello stile in sé posso farne a meno. L’importante è ovviamente avere nel bicchiere un prodotto pulito, pensato per essere bevuto facilmente e prevalentemente da offrire a chi non ha, e non ha voglia di, palato fino. Non c’è nemmeno la presunzione, come spesso ho sentito dire, di fare qualcosa che non era mai stata sperimentata prima. figuriamoci…
MI sembra un buon compromesso tra l’hobby e la compagnia di amici.