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Mi metto in tasca una piccola mela

27 Gennaio 2019 - il Blog, Tecniche e Consigli
Mi metto in tasca una piccola mela

A nessun homebrewer piace imbottigliare. Punto.

Si tratta decisamente della fase più noiosa dell’intero processo di produzione, soprattutto quando vieni abbandonato a te stesso e arrivi al punto di rimandare perché in cantina fa troppo freddo e la sera sei troppo stanco, e la mattina dei week-end hai sempre qualcosa di meglio da fare. Intanto la birra è lì ferma a 5°c nella camera di fermentazione e non ti ricordi nemmeno più quando ha raggiunto una FG stabile. Hai addirittura staccato il Plaato perché il suo grafico è una linea talmente piatta che non trasmette nessuna emozione e hai smesso di monitorare l’app perchè tra quei grafici leggi solo il desiderio di una birra che vuole essere imbottigiata… prima o poi.

L’imbottigliamento: facciamola breve.

Sia chiaro, non esiste un modo per velocizzare la pratica dell’imbottigliamento, soprattutto se un solo homebrewer deve pulire il locale, pulire le bottiglie, travasare la birra e imbottigliare, tappare, pulire… e poi di nuovo riporre e mettere tutto a posto. Ci fossero altre persone con te… ecco che l’imbottigliamento si trasforma in un occasione divertente per scambiare due cazzate tra una bottiglia e un tappo a corona… ma come ho detto: sono solo a soffrire su questa terra.

Giovedì mattina scorsa alle ore 8:00, come una specie di impiegato, ho quindi preso il coraggio a 4 mani… e ho imbottigliato. Avevo una sola esigenza: riporre 18 litri di birra il più velocemente possibile per via di una miriade di impegni che vedeva la mattina completamente occupata. E alle 10:00 avevo già finito! Tutto grazie ad una serie di piccole accortezze che ho imparato nel tempo che possono sembrare sciocchezze, ma che messe insieme possono fare la differenza in termine di tempo.

Le bottiglie

Su questo mi piace sempre giocare di anticipo. Ogni volta che apro una bottiglia, dopo aver versato la birra nel bicchiere, la lavo accuratamente con acqua calda e lascio scolare a testa in giù, dopodiché ripongo insieme alle altre bottiglie appoggiando sul collo della bottiglia il suo tappo, oppure un pezzo di carta stagnola, giusto per evitare che entri la polvere. Al momento dell’imbottigliamento faccio giusto una passata veloce di StarSan HB con il classico avvinatore per bottiglie che hanno tutti gli homebrewer, e lascio scolare nello scolabottiglie. Io riciclo gran parte delle bottiglie e prediligo il fomato da 500ml un po’ perché una 330ml non mi basta mai, un po’ perché così poi è più facile fare i conti a fine imbottigliamento dei litri stipati. E sopratutto perché 2 bottiglie da 500ml equivalgono a 3 bottiglie da 330ml… quindi già così riparmio qualcosa di tempo sulla fase di tappatura: avere meno bottiglie da tappare significa andare più veloce. Inoltre, prediligo le bottiglie con tappo meccanico: una volta fatto priming in bottiglia con la siringa, chiudo il tappo meccanico… e ho finito.

Travasare o non travasare? Questo è il problema.

Di solito effettuo un travaso della birra sifonando dall’alto dal fermentatore inox a un fermentatore di plastica dotato di rubinetto, dopo di ché attacco l’asta da travaso al rubinetto e riempio bottiglia per bottiglia fino a fine litri. Ho ormai preso l’abitudine di sterilizzare una hop bag che uso come calzino per il sifone per filtrare meglio la birra dal lievito esausto del fondo, e questo mi aiuta molto a recuperare quanto più prodotto possibile. Come dicevo all’inizio del post, ho avuto pochissimo tempo a disposizione e ho voluto provare ad imbottigliare senza travaso intermedio attaccando l’asta da travaso direttamente al tubo collegato al sifone. Un sacco di homebrewer fanno già così, elogiando praticità, velocità e risultato finale, e ho voluto provare anche io questo metodo. Ho predisposto su un ripiano posizionato più in basso rispetto al fermentatore tutte le bottiglie in un certo ordine e con molta praticità e velocità ho imbottigliato spostando semplicemente l’asta da una bottiglia all’altra. in 5 anni di homebrewing non l’avevo mai fatto… con calma, ma ci arrivo anche io. L’unica accortezza che ho avuto è stata quella di segnare, in modo tale da poterle riconoscere poi, la prima e l’ultima bottiglia riempita perché inevitabilmente sono quelle in cui la birra ha un po’ splashato o è arrivata un po’ ossigenata. Le userò come bottiglie di test per valutare la carbonazione. Mi dispiace ammetterlo, nonostante tutte le remore iniziali, mi sono trovato molto bene con questo metodo. credo di poter ottimizzare ulterioremente questa fase, e ho già in mente un paio di ottimizzazioni per la prossima volta.

Priming in bottiglia.

Il priming in bottiglia, ormai, è una pratica che ho adottato da un sacco di tempo e mi trovo troppo bene per abbandonarla. Per quel che mi riguarda ha troppi vantaggi, e principalmente il fatto di avere una consapevolezza vicina al 100% di quanto zucchero sto usando per fare priming, visto che solo al momento dell’imbottigliamento riesco a sapere quanti litri effettivi ho imbottigliato al netto delle perdite. Anche qui gioco un po’ in anticipo, il giorno prima di imbottigliare preparo una soluzione composta al 50% di acqua e e 50% di zucchero, e calcolo quanti ml servono per ogni eventuale formato di bottiglia, esattamente come spiegato nel video di Sgabuzen. Per velocizzare ulteriormente la cosa, mi sono stampato una tabellina in cui ipotizzo diversi priming in base al formato della bottiglia e così ho subito sotto l’occhio quanto ml di soluzione devo inserire in ogni bottiglia. Così non devo stare ogni volta a sclerare con i fogli di calcolo che non si aprono mai nel poco tempo che vorrei.

3 gr/L4 gr/L5 gr/L6 gr/L7 gr/L8 gr/L9 gr/L10 gr/L
Bott. 330ml1.62.12.73.23.74.34.85.3
Bott. 660ml3.24.35.36.47.58.59.610.6
Bott. 500ml2.43.244.85.66.57.38.1
Bott. 750ml3.64.867.38.59.710.912.1

i valori sono espressi in millilitri.

La tappatura.

Qui c’è poco da fare… ci si mette il tempo che ci si mette. Ma come accennavo prima, prediligo molto le bottiglie da 500ml con tappo meccanico: sono oggettivamente molto più resistenti delle normali bottiglie e la guarnizione sul tappo, con la dovuta cura ed attenzione, non fa mai scherzi. Almeno a me non sono mai capitate bottiglie sfiatate e infette.

Le etichette

Purtroppo su questo punto nel tempo ho fatto marcia indietro. Adesso non lo faccio più ma una volta applicavo le etichette su ogni bottiglia con una certa cura e una certa dedizione che si vede che avevo tempo da buttare (non è vero, non ne avevo neanche allora, ma mi piace illudermi). Ho però sostituito le etichette con delle sigle sul tappo, e in caso di bottiglie con tappo meccanico, applico un adesivo che rimuovo subito dopo aver consumato la birra: incido una sigla e via. Un altro banalissimo trucco è anche quello di usare tappi di colore diverso per ogni cotta, almeno per vivacizzare un po’ la monotonia e per distinguere meglio le bottiglie… ma non è proprio necessario.

Applico l’etichetta, quella bella e colorata, sulle bottiglie solo in caso avessi la necessità di portare le birre in qualche occasione ufficiale, come dono ad amici parenti e ambasciatori italiani all’UNESCO.

Conclusioni

tutto il necessario, pulito, che ho usato per imbottigliare.

Come dicevo, giovedì ho imbottigliato la birra con succo di mele in circa due ore… giusto il tempo di ascoltare un best of di De Gregori su Spotify e per incidermi a caratteri cubitali in mente il fatto che la figlia del dottore sa cantare. E in questa foto si vede tutto il materiale che ho usato per imbottigliare: un fermentatore, un sifone, un tubo in silicone, una calzetta, una siringa, un gorgogliatore e pochissima altra roba. Con questo non sto dicendo che chi fa birra per volumi superiori ai miei… che imbottiglia in contropressione… o infusta… o chissà che altra diavoleria… fa male. Anzi… hanno tutta la mia invidia, perché io non ho il tempo (e gli spazi) che hanno loro da dedicare all’hobby. Beati voi!

Giusto due parole sulla birra: ho assaggiato un campione ed effettivamente non ho avvertito le note di mela che mi aspettavo, mentre dominava una secchezza nella bevuta nonostante la segale usata e un amaro da luppolo molto persistente. Il lievito usato alla fine mi è sembrato molto neutro e piacevole. Probabilmente l’assaggio è stato penalizzato fortemente dal fatto che le temperature erano veramente basse. Speriamo che la carbonazione migliori la bevuta, altrimenti mi tocca invitare un sacco di persone al prossimo bottling day, che ci sono 18 litri di birra da smaltire.

In ogni caso, Briù BASIC – apple edition – is back!

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