
Allora. Provo un po’ a mettere per iscritto quello che in maniera molto disordinata mi frulla in testa da almeno tre anni. Ma come al solito, facciamo il consueto passo indietro.
Beh… come va?
Abbastanza, grazie. Gli ultimi due anni sono stati pieni di obiettivi raggiunti sia con soddisfazione che con amara gioia.
La più grande gioia amara è stata sicuramente la fine di Mash Out! Podcast, a luglio 2023.
Non mi sono mai espresso “ufficialmente” sul perché è finito il podcast. FranK ed io abbiamo preso la decisione in maniera molto serena, senza alcun tipo di conflitto alla base. In buona sostanza non abbiamo litigato. Preparare puntate del podcast era diventato oggettivamente molto difficile, soprattutto per lui, che di fatto si smazzava il copione delle puntate più tecniche. I livelli di approfondimento necessari per sviscerare gli argomenti proposti durante le puntate erano mille anni luce avanti rispetto alla mia preparazione. Ci sono competenze che non si acquisiscono solo con lo studio o con l’esperienza sul campo. Bisogna capire, interiorizzare, fare propri i concetti, destreggiarsi con disinvoltura tra chimica e competenze, che io non ho e non ho mai avuto. Un gap impossibile da colmare. Ero diventato un peso, e per amore del progetto avrei fatto volentieri un passo indietro per permettere a FranK di continuare, ma anche lui ha preferito terminare l’avventura. Per questo e per un sacco di altre cose, FranK merita il mio infinito rispetto e la mia stima perenne. In pochi si sarebbero comportati come lui; mi ha dato, col suo modo di fare, un sacco di motivi e stimoli per continuare a crescere come homebrewer.
In seguito, ho sentito il bisogno di staccare del tutto da tutto ciò che non fosse homebrewing puro, o direttamente collegato. Ho lasciato perdere profili, commenti, mi piace etc e mi sono dedicato solo alla produzione casalinga con l’obiettivo di fare birre più in stile possibile. E quindi via di nuovo di studio e di approfondimento. Ho prodotto quindi birre “pulite”. Ho messo da parte gli esperimenti sulle low alcool, o birre con aggiunte di frutta e spezie e mi sono lanciato in produzioni pulite di Saison, Pilsner, American Pale Ale, American Amber Ale, Irish Stout, California Common, British Golden Ale, Belgian Trappist Single, Czech Dark Lager, Doppelbock, Saison, Blanche, Imperial Stout e tanta altra roba. Ogni tanto mi sono concesso una puttanata delle mie, ma poi ritornavo alle birre in stile, con grande soddisfazione e rinnovato entusiasmo. Ho partecipato, come sempre, a tutti i concorsi per homebrewer papabili. Non appena avevo una birra in cantina degna di essere inviata, facevo il pacco e spedivo; e manco a farlo apposta, dopo tanti anni in cui il mio nome era sempre nei fanalini di coda, sono arrivati degli ottimi risultati. Mi sono piazzato all’ottavo posto nella 5a edizione di DiB – Damned in Black con una Imperial Stout; sono arrivato secondo alla seconda edizione di Lost & Found con una Grodziskie; con la mia Gruit Ale sono arrivato secondo alla seconda tappa del FVG BREWCHAMPIONSHIP 2024 e con la stessa birra sono arrivato al terzo posto della tappa siciliana MoBI che mi ha permesso di accedere, per la prima volta nella mia carriera, alla finale del campionato che si terrà a marzo 2025.
Insomma… non male per uno che si era quasi rassegnato. Siamo contenti? Vincent! Siamo contenti? Sì… siamo contenti.
Ma non di solo birra autoprodotta vive l’homebrewer. Insieme all’amico Matteo, nel 2024 è nato BrewER, una serie di concorsi per homebrewer itineranti per la regione Emilia Romagna. E a cose fatte, posso affermare abbastanza tranquillamente che sono state tre tappe organizzate molto bene con molta attenzione ai dettagli e alle schede compilate. Tutti sono rimasti molto contenti: i giudici coinvolti, le location scelte, gli homebrewer che hanno partecipato e chi ha partecipato agli eventi. Ci siamo divertiti, e quest’anno sto provando a bissare con una nuova edizione: organizzare concorsi è umano, perseverare è diabolico.
Nonostante avessi deciso di appendere il microfono al chiodo, non sono riuscito a resistere più di tanto e ho registrato in tante piccole puntate la traduzione del BJCP 2021. Ogni puntata uno stile. L’idea era quella di rilasciare tutte le puntate in un podcast al limite dell’audiolibro. ma questo progetto non è mai uscito dal mio cassetto, e dubito che succederà in futuro. Motivo? Ci ho ripensato.
Ogni tanto mi capita di fare giurie per concorsi, ma sto smettendo di andare ai festival birrari: sono contesti ormai che non mi divertono più. Mi sembra di vedere sempre le stesse facce, le stesse birre e sempre le stesse “novità”. Da outsider, mi sembra che il mondo della birra artigianale sia diventato un ambiente autoreferenziale, parla solo a sé stesso e ai suoi quattro evangelizzati. E se prima eravamo in quattro a cantare l’alli galli, adesso siamo in tre a ballare l’alli galli. Ma questo è un altro tema, che francamente non mi interessa.
Come se non bastasse l’andare ai festival significa per me macinare centinaia di chilometri quasi sempre in giornata, sia in treno o in macchina e siccome l’età avanza e con essa anche il bisogno di comodità, preferisco non andare. Ma poi un po’ mi dispiace perché i festival sono anche occasioni per incontrare amici sparsi per lo stivale.
Ma dove sono finiti tutti gli homebrewer?
In oltre 10 anni di attività, l’idea di abbandonare l’hobby non ha mai sfiorato l’anticamera del mio cervello. Mi piace troppo questo hobby. Perché mollare?
Non saranno certo le delusioni per le valutazioni ai concorsi; il costante senso di inferiorità nei confronti di tutti, o la perenne sindrome dell’impostore a farmi desistere. Il giorno dopo la cotta ho sempre il mal di schiena a farmi compagnia che ogni volta diventa sempre più intenso.
Ma la gioia che mi da questo hobby è sempre forte e mi motiva a continuare, anche quando non ci siamo proprio. Io quando mi faccio la birra in casa sono proprio felice. Alla fine se faccio tre cotte in una settimana o una cotta ogni due mesi, ma a chi vuoi che importi?
Ho smesso di frequentare attivamente i vari gruppi su facebook. Prima leggevo ogni post pubblicato. Spesso commentavo o intervenivo. Ma col tempo non ho trovato più discussioni stimolanti e ho interrotto del tutto le interazioni. Mi sembra di vedere sempre gli stessi nomi, non c’è ricambio generazionale, non ci sono nuove leve, ormai parliamo sempre delle solite cose. La solita ricetta, il solito luppolo, il solito metodo, il solito lievito etc etc. L’impressione che ho è che ogni anno che passa, l’età media degli homebrewer cresca di uno. Siamo solo noi, che non abbiamo vita regolare che non ci sappiamo limitare. Siamo sempre noi, sempre gli stessi, ci conosciamo tutti, abbiamo raggiunto più o meno il nostro livello massimo, e quando ogni tanto quando mi viene in mente “ma che fine ha fatto luilì?” spesso realizzo che la risposta è “ehhh ma luilì ha smesso di fare birra da mo… Adesso si occupa di tutt’altro”. Ogni tanto capita di leggere annunci di gente che fino a poco tempo prima era molto attiva e presente che si vende tutto l’impianto e attrezzatura sul mercatino. Ci sono persone che sono completamente scomparse dai radar. Rimane il ricordo, e ogni tanto stiamo lì come dei vecchi rincoglioniti a dire “eh bombolo… eh il metodo masticazzi… eh pale pale ale extrim pale ale… eh luppola come un tamarro…”. Dio santo che tristezza!
Intendiamoci: non c’è niente di male nell’abbandonare l’homebrewing. Non abbiamo firmato un patto col diavolo, e non ce l’ha ordinato il medico. Ci sta che col tempo la passione per un hobby venga meno oppure semplicemente nascano altri interessi o necessità. È abbastanza normale che ci sia un ricambio di nomi e di volti, all’interno di una comunità, anche se virtuale. Il turn over è spesso un toccasana, in grado di portare nuove esperienze e nuovi punti di vista. Ma, forse sbaglio, non mi sembra che succeda tra gli homebrewer, o almeno io non lo vedo. Nella nostra bolla, siamo sempre gli stessi, e siamo sempre di meno. E questo mi stupisce molto, perché non riesco a capire il motivo. E quando non capisco una cosa, mi viene solo voglia di incazzarmi. Mi rendo conto che i social, soprattutto i gruppi Facebook, non possono essere una cartina tornasole dell’andamento del movimento generale. La mia generazione di homebrewer è passata dai forum, veri e propri luoghi di nicchia, ai gruppi su Facebook, decisamente più accessibile. Ma adesso che Facebook è il social dei boomer per eccellenza, e che da dati statistici riportati sta perdendo utenti a ritmi velocissimi rispetto ad altre piattaforme, dove si radunano i social homebrewer?
Su Twitter/X non ci sono mai stati. Su instagram? Non credo. Su Telegram? Pure li sono sempre i soliti. Su Tik Tok? Io nemmeno ce l’ho l’account su Tik Tok, ma non mi è giunta voce di gruppi attivi, sennò mi sarei iscritto! Per cui dove stanno tutti gli homebrewer di nuova generazione? Ma soprattutto: ci sono? Chi sono? Cosa fanno?
Ma i concorsi per homebrewer sono sempre pieni.
“Ci sono troppi concorsi”. Questa frase sta diventando un po’ un mantra che viene ripetuto in maniera ossessiva. Io invece vado controcorrente e dico che secondo me dovrebbero esserci più concorsi per homebrewer. Ogni regione dovrebbe organizzare il proprio ciclo di concorsi esattamente come già fanno gli amici friulani da anni; gli amici siciliani e, mi ci metto anche io, come sto facendo in Emilia Romagna. È uno sbattimento organizzare concorsi per homebrewer, ma è uno sbattimento completamente fattibile.
Oh… se riesco io da solo ad organizzarne tre in un colpo solo, vuoi che non riescano anche altri ad organizzarne almeno uno? Basta solo un po’ di sforzo, e viene fuori una bella cosa. Poche formule, ve lo assicuro.
Per esempio:
- Il concorso deve essere rivolto prevalentemente agli homebrewer della zona. Mi sembra davvero pleonastico. Poi possono anche arrivare iscrizioni da fuori regione, ma sarebbe carino se lo zoccolo duro regionale si porti avanti. Per esempio, nei concorsi BrewER, su 120 birre iscritte da una 50ina di homebrewer diversi, nemmeno una era di Bologna. Ottimo risultato, nevvero? Ma questo è un altro tema.
- Ogni tappa del concorso deve avere un tema per rendere ancora più accattivante e stimolante la competizione. Le opzioni possono essere migliaia. Basta avere un po’ di fantasia, e soprattutto basta con questi concorsi a stile libero. Non se ne può più.
- Presentazione anticipata della composizione dei panel. In base ai nomi presenti è possibile farsi un’idea molto precisa della qualità della giuria, e di che tipo di feedback si riceverà. Che senso ha avere in giuria poeti, flautisti, birrai e venditori di birra? Nessuno. Io, lo dico senza mezzi termini, certi concorsi per homebrewer li evito come la peste perché so che in giuria ci sono persone che non hanno minimamente idea di come si valuta una birra homebrewed. Schede che sembrano degli haiku, con supercazzole prematurate come fosse antàni con lo scappellamento a destra che la metà basta. Per non parlare di quei giudici che mettono matricole BJCP inesistenti sulle schede. Vai a capire il motivo…
- Imporre un tetto massimo di iscrizioni, oltre il quale tassativamente non si va. Sembra una stronzata questa cosa, ma secondo voi, in una sessione unica di 2 ore con la media di almeno 15 birre a panel… ma che tipo di feedback può venir fuori? Non si vuole mettere il numero massimo di iscrizioni? Benissimo, me lo accollo. Ma il numero di birre a flight non deve essere maggiore di 10, che è già un numero border line. E questo è possibile solo chiamando un numero adeguato di giudici. E se non si trovano tutti sti giudici? Cazzate! Adesso c’è un esercito di giudici BJCP che copre tutto lo stivale che smania per mettersi seduto ad un tavolo.
- Consegnare in tempi rapidi la scheda di valutazione all’homebrewer. Io, che sono l’ultimo degli stronzi, con BrewER ho inviato a tutti i partecipanti iscritti una scansione PDF delle schede compilate via mail il giorno stesso del concorso, e a chi era presente di persona all’evento ho consegnato a mano le schede cartacee. Perché MoBI ti fa aspettare, nella migliore delle ipotesi, una settimana prima di avere la scheda? E perché non le consegna a mano durante le giurie? Possibile che ancora non abbiano sviluppato un metodo per velocizzare questa parte? Non sto dicendo che è facile. Sto dicendo che, se ci riesco io che organizzo un concorso per la prima volta, dovrebbe tranquillamente riuscirci anche chi organizza concorsi a tappe da anni.
- Stimolare i giudici allo studio e alla preparazione. Sembra una cosa scontata, ma credetemi, non lo è. Sono troppi i giudici che compilano schede senza avere minimamente idea delle caratteristiche principali dello stile che stanno valutando, o addirittura con un’idea tutta loro dello stile, che è molto peggio. E questo fa incazzare parecchio. Mi capita troppo spesso di leggere schede di birre penalizzate per quello che di fatto sono prerogative dello stile. Oh! Il BJCP sta lì. Non dico impararlo a memoria. Ma almeno una letta… dategliela! Altrimenti andate a spasso. Che poi, a dirla tutta, la figura di merda mica la fa solo il giudice, ma tutta l’organizzazione. A me roderebbe parecchio il culo sapere che c’è gente che sputa merda sui concorsi che organizzo perché un giudice che ho chiamato è un cane maledetto.
- Pubblicazione trasparente dei risultati. Oltre ad una classifica finale della tappa, e in caso di campionato di una classifica generale, ovviamente pubblicata da qualche parte il giorno stesso dell’evento, sono molto apprezzati gli specchietti riassuntivi dei singoli tavoli, per capire meglio cosa può essere successo durante il panel di degustazione e vedere come si sono piazzate le birre ai singoli tavoli, soprattutto in questo periodo storico in cui capita che birre con valutazioni vicine o superiori a 40/50 sono escluse dai BOS perché superate da altre birre ancora più meritevoli. Pure qua, non si tratta di fantascienza: sono un paio di click su un foglio excel.
- Una buona gestione della logistica. Aiuta molto selezionare per il concorso, un luogo che metta a disposizione posto idoneo per stoccare le birre che verranno spedite o consegnate a mano. Io mi sono “costruito” un piccolo gestionale per monitorare al meglio tutte le fasi del concorso, e non ho problemi a condividerlo con chiunque ne abbia bisogno.
Con questi piccoli accorgimenti, il successo del concorso e la soddisfazione dell’homebrewer è assicurata. E più un homebrewer è contento, e più partecipa e fa partecipare. E siamo tutti felici. Per cui, ben vengano concorsi per homebrewer in cui si fa attenzione ai dettagli e non solo al numero esagerato di iscrizioni. Io auspico che ogni regione d’Italia abbia almeno un suo concorso, rivolto prevalentemente agli homebrewer locali. Al momento le regioni che già lo fanno sono tante, ma tante ne mancano ancora all’appello.
Ma all’estero come fanno? Ci sono nazioni, come per esempio la vicina Croazia, dove fanno un concorso l’anno con circa 400 entries. Due giorni di panel con sessioni limitate. Decine di tavoli tematici con tantissimi giudici. Pensa a fare una cosa del genere in Italia. 400 birre e 10 giudici… manco l’apocalisse zombie.
Ma andiamo verso la conclusione.
È oggettivamente imbarazzante avere un blog e aggiornarlo giusto un paio di volte l’anno. Non è tanto il tempo o la voglia che manca. Nel frattempo, come visto, non sto con le mani in mano. Organizzo concorsi; studio nuovi podcast (e non li faccio uscire); imparo tante cose dai vari libri che ho recuperato sulla dinamica della fermentazione e soprattutto faccio birra. Con lo stesso impianto che non cambio da 4 anni a questa parte. Cotte da 15 litri finiti, in 4 ore nette, con massimo due mesi tra una cotta e l’altra e sono felice. Perché la cosa più importante di questo hobby è fare la birra e farla bene. I concorsi, i podcast, i blog, i commenti social sono solo delle gran cagate di contorno. Il vero fulcro di questo hobby è e deve sempre essere la produzione. E non dobbiamo dimenticarcene.
È questo forse un addio? Non credo. Diciamo che, molto probabilmente, posso stare tranquillo. Per il 2025 ho timbrato il cartellino.