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TURBO Briù is back (2017 edition)

23 Novembre 2017 - il Blog
TURBO Briù is back (2017 edition)

Incredibile ma vero, l’anno brassicolo 2017 che si sta per concludere vede nel suo paniere anche la TURBO Briù, birra dedicata ad Andrea, il mio secondogenito. Effettivamente entrambi quest’anno mi hanno fatto penare abbastanza… ma queste sono altre storie.

Ho quindi imbottigliato la birra che ha fermentato, nonostante il lag iniziale dell’US-05 di 24 ore, a tempo di record. In poco meno di 7 giorni è passata da una OG di 1055 ad una FG di 1010. Il successivo periodo di winterizzazione di 3 giorni mi ha regalato una 20ina di litri in bottiglia con circa 6,5% di ABV (comprensivo di ricalcolo con rifermentazione in bottiglia).
Durante la fase di imbottigliamento, mi sono lasciato andare ovviamente all’assaggio di un campione, privo di carbonazione, e ho notato subito uno spiccato corpo oleoso conferito presumibilmente dalla segale e da un forte retrogusto amaro persistente. Non ho notato la forte nota astringente conferita dal malto tostato, e la cosa, sinceramente, mi riempie di orgoglio. Al naso prevale il tostato cioccolatoso con note di caffè e nocciole tostate mentre è quasi del tutto assente la nota agrumata da me ricercata nonostante la generosa dose di arancia amara usata al flame out.
Possibile che abbia beccato delle bucce scariche? Possibile che debba passare a dosi bovine? Chissà… ma ho già in mente una variazione per la prossima versione.

Un po’ di dati conclusivi, quindi, di questa TURBO Briù tanto millantata.

Stile :Irish Extra Stout (categoria 15c del BJCP)
OG :1055
FG: 1010
ABV :6.5 % circa
Litri
in bottiglia :
circa 19
priming :
circa 6 gr / litro (doveva essere 5, ma ho sbagliato…)

Cosa è andato storto in questa cotta

Fare birra in BIAP è molto comodo, e per me che vengo dal BIAB è importante ancora capire come gestgire le perdite durante le cotte: non è accettabile che a fronte di macinatura grani, step di mash e bollitura pressocché identiche abbia risultati diversi sui litri in fermentatore. Probabilmente la segale mi ha trattenuto più acqua del previsto riducendo i litri finali in fermentatore. Tra l’altro, in questa cotta ho puntato molto sulla pulizia e trasparenza del mosto utilizzando le famose alghe irlandesi e ho ottenuto l’effetto sperato: un nero brillante pulito con sfumature rubino in controluce… ma nel fondo fermentatore ho trovato letteralmente della melma marrone tra residui di luppoli e proteine varie.

E poi, errore mio, avevo intenzione di effettuare un priming in bottiglia di 5 grammi di zucchero per litro ma ho sbagliato. L’errore è presto spiegato: ho già scritto in altri post che per effettuare la carbonazione in bottiglia uso il metodo della siringa, nello specifico la “famosa” siringa detta “vaccina-polli” che è comodissima e permette di essere precisi e veloci. Usando solo bottiglie da 0,5 litri, avrei dovuto regolare la siringa su 4 ml, e invece… ho messo 5 ml. Facendo un rapido controllo ho quindi usato 6 grammi e poco più per litro. Probabilmente avrò delle sovracarbonazioni nel lungo periodo, ammesso e non concesso il lievito decida di ripartire in bottiglia, ma l’US-05 non è come l’S-04. L’US-05, questi scherzi, non dovrebbe farli!!!

Conclusioni

La tecnica BIAP ormai è rodatissima, semplice, affidabile e sopratutto permette di prestare maggiore attenzione agli altri aspetti che girano intorno alla cotta: pulizia, riordino, riposo e, perché no?, anche gustarsi una birretta in santa pace. A quasi un anno di distanza dall’adozione del sistema e con 6 cotte alle spalle sono molto contento del salto, e non credo di modificare altro nel mio modus operandi.
Continuo invece ad aggiungere pezzi alla collezione: Non avevo mai usato le alghe irlandesi, e sinceramente vedere il mosto, tramite autosifone, uscire dal fermentatore così pulito da subito mi ha stupito.
Spero di poter assaggiare presto questa nuova produzione e poter finalmente dire TURBO Briù is back!

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