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In the mud for the rye

6 Febbraio 2018 - il Blog
In the mud for the rye
a tutti piace sguazzare nella segale.

Ci ho messo mezz’ora per decidere il titolo di questo post!
Avrò partorito almeno una dozzina di giochi di parole e alla fine ho scelto questo: in the mud for the rye. la parola mud (trad: fango) sostituisce l’orginale mood (trad: umore). Il significato che ho voluto rendere è più o meno questo: buona la segale, ma santa miseria che mappazzone. Un altro grande titolo, per gli amanti delle citazioni, sarebbe potuto essere Di segale, di Fango e altre sciocchezze.
Mi rendo conto il fastidio che possa provocare la visione di Peppa Pig e famiglia felicemente saltellanti nella melma: rende molto bene la sensazione che ho provato io nel travasare la birra prima di imbottigliare.

Lo dico adesso, così mi tolgo il pensiero: Anche quest’anno posso dire che… Briù Plus Plus is back!

Ma facciamo un passo indietro…

Sabato scorso mattina, con vista su una neve acquosissima, ho imbottigliato la Briù Plus Plus 2018 edition, ovvero una Rye IPA. Dopo una settimana abbondante di fermentazione vigorosissima a temperatura variabile tra i 18 e i 19 gradi, ho controllato la densità e ho scoperto un fantastico 1016. Ho aspettato un altro po’ e poi ho abbassato la T a 3 gradi.Per mancanza di tempo, ho lasciato il fermentatore per una settimana in questo stato. Avevo in programma di winterizzare solo per 48 ore, ma per impegni familiari non sono riuscito a trovare il tempo per imbottigliare. Col senno di poi, credo che questo lungo periodo di winterizzazione non possa che aver fatto bene alla birra, pulendola e rendendola di un intenso aranciato tendente al ramato.

Nella cotta in questione, ricordiamolo, ho avuto un sacco di problemi di filtrazione, dallo sparge, alla luppolutara fino al travaso in fermentatore. Motivo per cui imbottigliando ho avuto veramente un sacco di perdite.dei circa 21 litri messi in fermentazione alla fine ne ho imbottigliati poco più di 17. Mi sarei potuto spingere oltre, ma ho preferito evitare per imbottigliare praticamente della gran fondazza. In ogni caso ho imparato la lezione: MAI PIÙ SEGALE. In percentuali bassa, la segale è un’ottima compagna di bevuta, ma in dosi bovine… mai più!

Poi magari sono io che sono un homebrewer scarso… lo accetto.

Un po’ di dati su questa birra

Lt finali:17
OG :1075
FG:1016
ABV :8.3%
Priming5gr/litro di zucchero bianco da tavola

In ogni caso, come accennavo nel post sopracitato, questa cotta mi è servita per testare la possibilità di produrre birre ad alta OG. Ho preso nota e ho identificato i seguenti punti critici:

Praticamente, per birre ad alta OG devo rivedere completamente le procedure che in questi anni avevo ormai fatto mie e dato quasi per scontate.

Però.

Mi sono già portato avanti e ho già messo in campo delle soluzioni per evitare di rifare gli stessi errori. Dopo averci ragionato un po’ ho contattato l’utente ebay CustomBiab, che realizza delle ottime sacche filtranti per BIAB e su mie indicazioni ha realizzato una sacca apposita per i sistemi BIAP: Si tratta di una sacca filtrante dello stesso diametro della pentola e come altezza la distanza tra i sostegni interni e il fondo della pentola. In questo modo si ha un ottimo strumento di filtrazione sia per le farine in eccesso, sia per i luppoli e per altre schifezze. Mi rendo conto che descritta così non esprime al massimo le sue potenzialità. Infatti sto già progettando una nuova ricetta per testare a fondo le cose imparate da questa cotta e per vedere in azione la sacca in questione.

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