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Provviste per la primavera e per l’estate. ma anche per l’autunno e per l’inverno

17 Marzo 2017 - il Blog

Cosa si fa quando, prima della primavera, ci sono bottiglie vuote sullo scaffale a sufficienza per contenere 20 e passa litri? Si prepara la TURBO Briù, ovviamente (che domande…).

Quindi, con la pazienza del guerriero, sono riuscito ad organizzare una cotta in notturna.
La scorsa produzione di Irish Stout mi ha fatto piacevolmente compagnia per lungo tempo: una birra vellutata e piacevolmente caffettosa, tostata con toni di liquirizia, di facile beva e dissetante. Poiché sono rimasto molto soddisfatto della ricetta, ho deciso di non modificare nulla e riproporla di nuovo. Ero giusto in dubbio se confermare il lievito: volevo usare l’US05, ma ho ricorfermato l’S-04. Sicuramente allungherò la fermentazione primaria, da due a tre settimane. La prima settimana, la fase tumultuosa, sarà a 17 gradi, poi alzerò gradualmente fino a 20-21. dopodiché un paio di giorni di cold crash per chiarificare meglio il tutto, e poi via in bottiglia a temperatura ambiente.
Per sbaglio, ho ordinato i luppoli in coni, piuttosto che il pellet.
Ho sempre preferito usare i pellet, di solito gettati dentro dentro dei sacchetti filtranti che bene fanno il loro lavoro. Avevo comprato, anni fa, delle hop bag per i luppoli in coni, ma stavolta, non so perché ho deciso di fregarmene e lasciare il luppolo libero di cuocersi per un’ora, libero e felice.

Ho dovuto rivedere, in ogni caso, dettagli della ricetta, per adattarla alla nuovo pentola. ho modificato i volumi di acqua per stimare una OG di arrivo, e le gettate di luppolo per conservare le IBU.

Com’è andata la cotta?

La pentola, in ogni caso, si è comportata in maniera veramente egregia. L’aspetto decisamente positivo di fare birra nel tubo sta principalmente nel fatto che non ci sono perdite di mosto in giro per la cantina, non si bagna nulla, non ci si scotta e non si bestemmia appresso a piani di lavori sporchi, ustioni da strizzaggio sacca e sgocciolamenti vari.
E’ tutto ottimizzato per essere fatto in poco spazio.
Col BIAB, tecnica che comunque adoro, una cotta durava mediamente 5 ore (dalla preparazione e all’inoculo del lievito) escluso il tempo della pulizia, che mi portava via almeno un’altra oretta, ma che facevo sempre postuma. Col BIAP ho iniziato la cotta alle 19.30 e alle 24.00 avevo inoculato il lievito, le due pentole e il vario materiale. il giorno dopo mi son dovuto solo preoccupare che fosse tutto asciutto per esser messo via.
Inoltre, per esigenza (visto che ero fuori OG pre boil) la bollitura è durata 90 minuti invece di 60.

Cosa è andato storto in questa cotta?

Concettualmente poche cose. Però ho imparato la lezione: mai più luppoli in coni. Pellet forever! Se non fosse per altro per tutta quella schifezza che rimane in fondo alla pentola a fine cotta. é bello veder il luppolo ballare libero in pentola… ma che palle pulire tutta quella schifezza…
Pensavo di introdurre nel mash anche la lolla di riso, ma al momento mi sembra veramente inutile: ho provato a macinare i malti in maniera più fine come in BIAB, e sono lo stesso riuscito ad ottenere un mosto molto limpido, segno che il ricircolo continuo del mosto tende a portare tutte le farine in alto.
Un’altra grossa differenza tra questa pentola e la precedente è la fase di bollitura: vigorosa è garantita e ho schiumato via un sacco di proteine.

Conclusioni.

Devo assolutamente trovare un modo per capire quanti litri finali metto nel fermentatore inox. Valutare il volume in pentola non è affidabile, perché comprensivo delle perdite. D’altro canto, segnare il fermentatore non è un’opzione contemplabile.
Vorrei migliorare il processo di mantenimento della temperatura del mosto in fermentazione: sto valutando l’acquisto di una sonda inox da inserire nel fermentatore.
Per il momento mi accontento.

Cheers.

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