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4 punti che fanno la differenza

25 Agosto 2016 - il Blog
Briù Basic development

Ricorderò quest’estate 2016 come quella in cui sono riuscito a fare due cotte in poco meno di un mese. Infatti, ieri ho riaperto la stagione brassicola con la Briù Basic, la mia weiss. Siccome ero molto soddisfatto della versione fatta l’anno scorso, ho deciso di riproporre la stessa identica ricetta senza modifiche particolari, anche se l’ho adattata con dei piccoli modus operandi che ho citato già nel post scorso.

Siccome quest’anno mi sono convertito definitivamente alla religione dell’ammostamento monostep a 68° ho applicato la regola anche a questa birra: la versione precedente prevedeva tre step.

L’ammostamento è filato liscio come l’olio. Ormai ogni cotta ha dei tempi di preparazione sempre più ridotti e tra l’ora di inizio e fine c’è sempre tempo per ottmizare tempi morti. Nel tempo che la pentola impiega a scaldare l’acqua per l’infusione dei malti riesco a:

Ricordo ancora le prime cotte dove non riuscivo mai a fare due cose contemporaneamente… prima dovevo adibire la postazione, poi preparare la pentola, poi pulire il fermentatore, poi preparare i malti, poi accendere, poi aspettare…. e così via, con grosse perdite di tempo e aumento di noia. Ora è tutto più rilassato: nei 20 minuti circa a disposizione per riscaldare l’acqua riesco a fare tutto in maniera abbastanza automatica. Effettivamente, non ci si ferma mai abbastanza a riflettere su una grande verità: fare la birra in casa in sé, nonostante sia uno degli hobby più belli del mondo, è una sequenza di operazioni molto noiose, tanto vale fare in modo di incastrare più attività contemporaneamete.

Mentre scaldo l’acqua macino i grani. Durante il mash mi preoccupo di pulire il fermentatore senza avere la fotta di perdere tempo: ho un’ora a disposizione. Durante la bollitura mi libero delle bottiglie di plastica in giro, della spazzatura, archivio i materiali avanzati. Durante il raffreddamento pulisco la maggior parte delle cose sporcate che non mi servono più. etc etc.

Alla fine, stringi stringi, tra l’inizio e la fine (intesa come aprire la cantina e spostare scatoloni e inoculo lievito e bacino della buonanotte al fermentatore nella camera di fermentazione), sono circa 5 ore di lavoro, minuto più minuto meno. Sinceramente mi sembra un buon dato, considerando che le prime cotte impiegavo dalle 7 alle 8 ore. E parliamoci chiaro, 8 ore per BIAB è un tempo inaccettabile!

Tutto bene, quindi. Tutto nella norma. L’unica nota stonata, è stata data dall’OG 4 punti più bassa rispetto al previsto. 4 punti di differenza non sono poi tantissimo, però in ogni caso mi scoccia: insomma, non va bene!

L’OG preboil, controllata con il densimetro, era perfetta. la bollitura invece mi ha fatto lo scherzo. Non so per quale motivo la pentola questa vlta non abbia concesso una bollitura vigorosa come al solito. Sentivo che faticava un po’ a partire e sospetto che per questo motivo non abbia ottenuto la solita evaporazione che mi permetteva di arrivare a circa 23 litri in pentola; alla fine ne avevo di più. Purtroppo era troppo tardi per rimediare perché avevo già effettuato la luppolatura, e non mi andava di proseguire la bollitura fino ad avere l’OG prevista, visto che si trattava solo di 4 punti.Ho raffreddato, quindi ed inoculato, qualcosa come più di 24 litri. Le approssimazioni sono sempre da considerare visto che la pentola non è graduata e nemmeno il fermentore inox (e me ne guardo bene dal farlo). Per il momento, la chiudo qui: ci vedamo tra 2 settimane per il travaso e l’imbottigliamento.

Nel frattempo, come tradizione vuole che facendo birra in casa si beve birra fata in casa, ne ho approfittato per assaggiare la Briù Dot Net fresca fresca di rifermentazione. A breve pubblicherò la scheda degustativa.

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