Menu

Life is Bitter

26 Ottobre 2020 - il Blog, Ricette
Life is Bitter

È un periodo strano. Molto strano.

(E pure oggi mi sono conquistato il premio GrazieArCazzo.)

Dicevo…

In cantina ormai le scorte di birra fatta in casa sono diventate veramente esigue; sono finite anche le #LeBirreDegliAltri, e anche le birre comprate. Ho fatto l’ultima cotta che era Agosto, e ad inizio Ottobre, dopo la lunga pausa estiva ho finalmente deciso di riprendere in mano la voglia di fare una cotta. O meglio, me l’hanno fatta riprendere gli altri.

Ma facciamo un passo indietro…

Vicino casa mia c’è uno dei birrifici italiani più fighi del mondo: Birra Bellazzi, dove da anni vado per scambiare chiacchiere con gli avventori e per umettare il cavo orale con birrette di pregio. Sempre in questo birrificio ho seguito il corso di secondo livello organizzato da UnionBirrai. Insomma… per farla breve, sono effettivamente molto legato affettivamente a questo birrificio. Figuratevi il mio stupore quando ho saputo, che l’associazione Birra Divin Piacere, molto attiva nel modenese e dintorni, ha organizzato per conto di UnionBirrai un corso teorico e pratico di homebrewing proprio nel mio birrificio preferito. La partecipazione al corso è stata a dir poco strepitosa: nonostante il tremendo periodo storico che stiamo vivendo c’è stato un Sold Out di iscritti, sia persone alle prime armi e sia persone con un po’ di esperienza già maturata sul campo, tutti provenienti da Bologna e dintorni.

Per chi fosse interessato, qui c’è l’elenco dei corsi futuri che potrebbero partire in tutta Italia.

Il corso si è concluso con una dimostrazione pratica di una cotta con metodo All-Grain, dalla macinatura, fino al raffreddamento. Alla fine, magia delle magie, ho talmente “fatto il pedante”, per non dire “rotto il cazzo”, che mi sono ritrovato stranamente a traslocare l’impianto e a fare la cotta della ricetta scritta dai circa 20 ragazzi del corso durante una delle lezioni.

Dopo anni di vana e spasmodica ricerca di forme di vita brassicola intelligente intorno a me, avevo gettato la spugna e mi ero ormai arreso. Ho dovuto vedere con i miei occhi tutte quelle persone. Sapere che intorno a me esistono anche altri homebrewer con voglia di vedersi ed incontrarsi… è stato un piacevole shock.

Un’altra vittoria della pedanteria!
(Per non dire rottura di cazzo).

Bitterazzi Vostri – Ordinary Bitter – la ricetta

Il nome della birra in sé… è già un programma!
La ricetta, va detto, non è farina del mio sacco, e quello che segue è solo un adattamento della ricetta originale che mi hanno fornito e che ho scalato secondo le mie esigenze e quelle del mio impianto: nella versione originale è previsto uno sparge che io ho preferito non fare, come mia consuetudine, se non quelle volte che faccio sparge a freddo; anche la correzione del pH nella versione originale è prevista mediante l’uso di acido lattico, e io ho preferito, sempre come mia consuetudine, l’ultilizzo del malto acidulated per portare il livello del pH in un range valido. Ho anche abbassato leggermente l’efficienza dell’impianto per paranoia preventiva: sai mai che in trasferta si verificano delle situazioni diverse per cui ho un efficienza più bassa? Spoiler: alla fine ho avuto la solita efficienza di quando faccio birre no sparge di 15 litri finali.

Guardando bene il tutto ci sono delle scelte nel grist e nella luppolatura che io personalmente non avrei fatto, ma mi rendo conto che la Bitterazzi ha in sé lo scopo didattico di insegnare a dei neofiti come scrivere una ricetta da zero, cercando di stare nei parametri di uno stile, e per certi versi ci riesce benissimo, ma nulla mi toglie dalla testa che in casi come questi non c’è niente di più didattico di una ricetta SMaSH.

Ammostamento

Malti (2.781 kg)

Luppoli (53 g)

Lievito

Fermentazione

Com’è andata la cotta.

…questo è carbrewing…

Quando si tratta di scendere giù in cantina e trovare già tutto a disposizione per fare una nuova cotta è un conto. Io sono già abituato allo sbattimento di dover spostare le cose accumulate in cantina asseribili alla categoria non-brassicola per fare spazio alla più nobile attrezzatura brassicola. Questa volta è stato diverso: ho dovuto letteralmente traslocare in un posto nuovo l’attrezzatura e fare la cotta senza sapere in che condizioni avrei lavorato. E meno male che gran parte di questo hobby è improvvisazione.
Pensare al necessario e traslocare l’impianto è stata la parte più pesante di tutta la cotta. È stata la prima volta che portavo l’impianto in trasferta e in maniera abbastanza traumatica mi sono reso conto di avere un sacco di roba! Il trasloco in sé è stata una bazzecola: ho caricato tutto in macchina, ho messo la cintura e sono partito. Certo… ho lavorato di ottimizzazione: ho ridotto al minimo l’attrezzatura, ho macinato i malti già a casa, ho preparato la soluzione sanificante e l’ho messa direttamente nel fustino dove poi avrei trasferito il mosto, ho caricato bilancina forbici e rifrattometro, ho portato degli stracci e delle spugne per effettuare una pulizia sommaria del’impianto. Insomma, dopo aver valutato più e più volte il reale bisogno di ogni singolo elemento… ho raggruppato tutto e via. Si parte!

A farmi compagnia durante la cotta ho avuto l’amico Raffaele: anche lui ha portato il suo impianto e ha fatto la stessa ricetta. Complice una bellissima giornata di sole, ci siamo spinti oltre i nostri limiti nel fare la stessa ricetta su due impianti diversi in contemporanea, senza pestarci i piedi e nel rispetto delle norme vigenti, cercando di non dare nulla per scontato verso i corsisti cercando di rispondere concretamente e correttamente a tutte le domande o curiosità che sono emerse, cercando di dare un riscontro pratico a quello teorico.

La responsabilità dei vecchi nei confronti dei giovani.

Tutto sommato è stato tutto molto bello. La cotta è iniziata circa alle 10 di mattina e alle 15.00 circa avevo già spostato 15 litri di mosto nel fustino, lavato ed asciugato l’impianto. Nel frattempo chiacchiere, risate e tanta concentrazione nel ponderare bene ogni singola parola: da vecchio pedante quale sono, a volte mi rendo conto che parlare con i giovani che hanno deciso da poco di intraprendere l’hobby della birra fatta in casa è necessario pesare correttamente ogni singola parola e valutare il significato sia delle parole dette sia di quelle non dette: oltre il rischio di dire una stronzata c’è l’effetto collaterale potenzialmente disastroso che chi ascolta prenda per oro colato le informazioni appena ricevute senza anteporre un minimo di pensiero critico. E questo è un grosso errore, da qualsiasi lato si guardi la questione.

A chi era presente quel giorno ho tenuto tantissimo a specificare che in alcune pratiche o passaggi della birrificazione casalinga posso risultare poco ortodosso, e che un certo modus operandi altro non è che il frutto di attente riflessioni maturate dopo anni di teoria e pratica su cotte in simbiosi col mio impianto. Per esempio:

… e tante altre cosette.

Conclusioni.

AHHHHHHHHHHH

Come mi capita spesso di dire, nonostante l’homebrewing sia di per sé un hobby noioso… va finire sempre che non ci si annoia mai.

La stagione brassicola 2020-21 è stata quindi inaugurata con la mia prima cotta in trasferta. Ma sono altre le novità da aggiungere: per la prima volta effettuo una fermentazione in fustino, per la prima volta userò il frigosaurus, la nuova camera di fermentazione e per la prima volta farò imbottigliameto in contropressione. Stay tuned!

La vita è amara. Life is bitter.

Continua a leggere...

2 pensieri su “Life is Bitter

Simone Bizzarri

1- il vero nome della ricetta è So’ Bitterazzi Vostri, da leggersi con tanto di accento campano.
2- spero che la trasferta non ti abbia turbato troppo, hai avuto problemi con il fuso orario o te la sei cavata?
3- nella foto Raffaele stava facendo???
4- come va la fermentazione ?

Risposta
    ostelinus

    4 – bene grazie, sono felicemente in cold crash. in settimana si imbottiglia.
    3 – credo, ma non vorrei sbagliare, che stesse misurando il pH. ma non sono sicuro.
    2 – mentre ero fuori casa la deriva dei continenti da continuato indisturbata il suo lavoro.
    1 – azz

    Risposta

Rispondi