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Diario di una Sour Stout

14 Giugno 2017 - il Blog
Diario di una Sour Stout

Quello che segue è una sorta di diario di bordo illustrato di come ho cercato di rimediare all’infezione avuta. Qui c’è la seconda ed ultima parte dell’avventura.

In sintesi ecco quello che ho fatto. Ho preso 5 litri di mosto infetto e l’ho messo a riposo dentro un boccione di vetro e tappato. Il tappo in questione non è a tenuta, quindi assicura l’uscita di eventuale CO2 prodotta. Il boccione di vetro, che in precedenza contenva olio, è stato pulito, sgrassato e risciacquato con i normali detersivi domestici.

La premessa è d’obbligo: questo articolo non vuole essere una guida, ma un semplice racconto di quello che sto facendo per ottenenere una sour stout, e se alla fine verrà fuori di bevibile bene, sennò alla peggio ho perso un anno di tempo appresso ad un boccione che altrimenti sarebbe stato buttato. Io non sono un appassionato di fermentazioni selvagge, ma tentar non nuoce, mi son detto, e quindi eccomi qua.

A marzo 2017, quindi, ho messo a riposo per una settimana il mosto nel nuovo ambiente, il boccione di 5 litri.
Ho quindi aggiunto il fondo di una birra sour, tra l’altro un’ottima birra, e un cucchiaio di farina per dar del cibo fresco ai brett inseriti nel mosto, dopodiché ho parcheggiato il boccione in cantina a temperatura ambiente, e me lo sono dimenticato lì stabilendo, approssimativamente una data di imbottigliamento futura di marzo 2018.

Dimenticata proprio no. Ogni tanto vado a controllare la patina prodotta in superficie e do delle annusatine per verificare l’odore: c’è una forte componente “vinosa”, fruttata con leggere punte acetiche tipiche della frutta a pasta bianca acerba (albicocca sopratutto).

Le immagini sottostanti verranno aggiornate periodicamente non appena ci saranno evoluzioni significative da registrare.

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